Sandro Lasco

Villa di Serio

Nato nel 1956 a Roma, vivo da quasi 40 anni a Bergamo, dove la mia attività professionale mi ha visto, per molti anni, responsabile commerciale di un'importante casa automobilistica tedesca ma soprattutto dove ho vissuto i momenti più importanti della mia vita: il matrimonio e i figli. L’attrazione irresistibile per il mondo magico della fotografia appare fin dal 1975 e si materializza già l’anno successivo, quando mio padre mi fa dono della mia prima fotocamera: un’Asahi Pentax Spotmatic II. Il reportage è quello che sento di più scorrere nelle mie vene ma mi piace dedicarmi anche ai paesaggi, alla Street Photography e alla fotografia di viaggio. Nel 2010 passo dall’analogico, pur senza mai abbandonarlo completamente, al digitale ed è da questo momento in poi che l’interesse per la fotografia diventa una vera e propria passione. Questo mi ha portato prima a conoscerla meglio dal punto di vista tecnico, con attività da autodidatta e successivamente ad approfondirla con corsi specifici, visite a numerose mostre sia di grandi autori che di autori meno conosciuti ma certamente degni di attenzione e soprattutto a nutrirmi costantemente con libri del settore, fonti preziose per riflettere, in maniera sempre più consapevole, sul cosa-come-perché di un’immagine fotografica. Il biennio 2021/2022 mi vede ancora impegnato in un interessante percorso di formazione presso l’Istituto Italiano di Fotografia (MI). Nel 2016 entro come socio del Circolo Fotografico Dalmine (BG) e dal 2022 mi onoro di esserne il presidente.


“La Città Invisibile” ispirato al libro di Italo Calvino


Il libro, “Le Città Invisibili”, racconta di un colloquio immaginario tra Marco Polo e Gengis Khan e questi chiede al viaggiatore veneziano di raccontare e descrivere le città del suo impero che non ha mai potuto visitare. Marco Polo le descrive spesso in maniera fantasiosa e in certi casi inventandole completamente.


Prendendo ispirazione dalle città stravaganti e psicologiche immaginate da Calvino, ho lavorato per creare una serie di fotografie che esplorino la mia "Città Invisibile" immaginifica, onirica. Non ci sono state restrizioni su ciò che può o dovrebbe essere la propria città invisibile. Potrebbe assumere la forma di un'esplorazione dello spazio architettonico destrutturato, una fittizia storia d'amore narrativa o un riferimento allegorico all'isolamento urbano. Ho valutato come fattori: l'ora del giorno, i colori, il movimento o i dettagli che possono agire per evocare l'atmosfera della mia città immaginata.


Il sogno, la fantasia, le capacità dell’immaginario di figurarsi panorami inesistenti in cui nascondersi o in cui trovare un posto è un altro dei temi strutturanti del progetto. Le città, come ho anticipato, non sono tutte città reali, molte sono città che Polo immagina a partire da quelle che ha concretamente davanti. Un viaggio nella città della memoria o della fantasia è valido – se non più bello – quanto un viaggio in un luogo reale.


«Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra»


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